Il Mezzogiorno tra luci e ombre: crescita record ma continua l'esodo dei giovani
Il Rapporto Svimez 2025 fotografa un Mezzogiorno caratterizzato da forti contrasti: da un lato una crescita economica superiore al resto del Paese, trainata dagli investimenti del PNRR, dall'altro il persistente fenomeno dell'emigrazione giovanile che continua a privare il Sud delle sue migliori risorse umane.
Secondo le stime Svimez, il PIL italiano crescerà a ritmi contenuti nei prossimi anni: +0,5% nel 2025, +0,7% nel 2026 e +0,8% nel 2027. Il Mezzogiorno, grazie all'effetto trainante del PNRR, dovrebbe continuare a crescere più velocemente del Centro-Nord nel biennio 2025-2026, con incrementi rispettivamente del +0,7% e +0,9%, contro il +0,5% e +0,6% del resto del Paese.
Particolarmente positivo il dato sull'occupazione: tra il 2021 e il 2024 il Sud ha registrato un incremento dell'8%, contribuendo per oltre un terzo al milione e quattrocentomila nuovi occupati a livello nazionale. Significativa anche la crescita dell'occupazione giovanile, con 100mila nuovi posti di lavoro per gli under 35 nel Mezzogiorno.
Nonostante questi segnali positivi, prosegue l'esodo dei giovani meridionali: nell'ultimo triennio 175mila giovani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato il Sud, di cui 129mila verso il Centro-Nord e 46mila verso l'estero. Un paradosso evidente che evidenzia come la crescita quantitativa dell'occupazione non sia accompagnata da un miglioramento qualitativo delle opportunità lavorative.
Il fenomeno assume contorni ancora più preoccupanti considerando che oltre il 50% degli emigranti è laureato. Si stima che l'investimento "perso" dal Sud per la formazione di questi giovani ammonti a circa 8 miliardi di euro all'anno. Dal 2000 al 2024 il Mezzogiorno ha perso complessivamente 132 miliardi di euro di capitale umano, mentre il Centro-Nord ha registrato un saldo positivo di 80 miliardi.
Un elemento critico emerge dall'analisi dei salari reali, in calo soprattutto nel Mezzogiorno: -10,2% tra 2021 e 2025, contro -8,2% nel Centro-Nord. La povertà lavorativa colpisce il 19,4% dei lavoratori meridionali, quasi il triplo rispetto al Centro-Nord (6,9%). Su 2,4 milioni di lavoratori poveri in Italia, ben 1,2 milioni si trovano al Sud.
Il PNRR sta giocando un ruolo fondamentale nel processo di convergenza tra Nord e Sud, particolare per quanto riguarda le infrastrutture sociali. Tre cantieri su quattro sono in fase esecutiva nel Mezzogiorno, in linea con il dato del Centro-Nord. Significativi progressi si registrano nell'offerta di servizi essenziali: aumentano i posti negli asili nido pubblici e cresce la quota di alunni che frequentano scuole dotate di mensa.
La vera sfida per il futuro sarà consolidare i segnali positivi in un percorso di sviluppo duraturo. Quattro le leve principali identificate dal Rapporto: potenziamento delle infrastrutture sociali, rafforzamento dei settori ad alta qualificazione, maggiore partecipazione femminile nel mercato del lavoro e investimenti nel sistema universitario.
Particolare attenzione viene posta sul settore energetico, che potrebbe rappresentare un nuovo vantaggio competitivo per il Sud. Il Mezzogiorno produce già più energia rinnovabile di quanta ne consumi (115,1%) e l'ulteriore crescita della produzione comporterà una riduzione dei prezzi energetici più marcata nelle regioni meridionali (-20%) rispetto al resto del Paese (-14%).
Il Rapporto Svimez 2025 evidenzia come il Mezzogiorno stia attraversando una fase di trasformazione, con segnali positivi sul fronte della crescita economica e degli investimenti infrastrutturali. Tuttavia, per tradurre questi progressi in sviluppo duraturo è necessario affrontare le criticità strutturali che ancora persistono, prime fra tutte la qualità del lavoro e la fuga dei giovani talenti. Solo così il "diritto a restare" potrà diventare una libera scelta e non una necessità.
